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 I veleni della discarica incombono sulla falda

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MessaggioTitolo: I veleni della discarica incombono sulla falda   I veleni della discarica incombono sulla falda Icon_minitimeVen Feb 26, 2010 1:12 pm

C O R I G L I A N O. Paolo Sansò, geologo e docente di Geografia fisica all'università del Salento, spirito indipendente, non ha incertezze: "Non è da escludere, in modo definitivo, che il percolato proveniente dal corpo della discarica dismessa si sia e ancora si stia infiltrando nel sottosuolo. Occorrono indagini più ampie e complete". Sui rifiuti a Corigliano
d'Otranto scatta un nuovo allarme, questa volta proveniente da un geologo che ha valutato attentamente i rischi connessi al vecchio impianto di masseria Scomunica, attivo fino a metà anni Novanta e oggetto di polemiche e scontri anche giudiziari.
La presenza di percolato è stata registrata durante i lavori di costruzione di una nuova discarica di circa 300mila metri cubi che dovrà servire l'Ato Le/2 e accogliere i rifiuti biostabilizzati a Poggiardo. Il per colato è venuto fuori alla base del terrapieno del vecchio impianto. Una brutta sorpresa che ha fatto salire il timore di un inquinamento in atto. L'area di Corigliano è ricca di acque profonde che l'Acquedotto pugliese utilizza per servire oltre metà dei comuni salentini prelevando circa 80 milioni di metri cubi l'anno. L'inquinamento di questa falda, la più ricca del Mezzogiorno, provocherebbe un disastro.
Nella perizia di variante, a seguito del rinvenimento del percolato, è stata censita, al fondo della discarica, la presenza di una "lente di argilla grigio-verdastra di spessore variabile fra 1,50 e 2,50 metri". Una presenza "provvidenziale" che avrebbe impedito l'infiltrazione del percolato.
Il ragionamento scientifico di Sansò apre alcuni interrogativi che richiedono una risposta trasparente e completa. Il geologo dell'università sostiene che la presenza di questo strato di argilla non è stata mai segnalata negli studi geologici sull'area, né è stata mai rilevata dai sondaggi eseguiti nei dintorni. La seconda questione riguarda l'estensione e la continuità di argilla. "Se fosse estesa all'intera area - osserva Sansò - avremmo, in occasione delle piogge, una rete idrografica superficiale, oppure una falda superficiale che gli stessi sondaggi hanno sempre escluso". La conclusione desta preoccupazione: "E' altamente probabile che lo strato di argilla sia realmente una piccola lente, cioè un corpo geologico di limitata estensione".
Le falde superficiali si formano in presenza di strati di argilla compatti e uniformi in vaste aree sulle rocce calcarenitiche. L'argilla, in questo caso, ha funzioni protettive. Le calcareniti si sono formate da sabbie marine cementate, sono porose e permeabili. L'assenza di una rete idrografica superficiale fa dire a Sansò che c'è il rischio serio di infiltrazioni. "Se ci fosse lo strato di argilla - sottolinea il geologo - in quell'area avremmo fenomeni di ruscellamento delle acque piovane, fenomeno invece inesistente".
La falda profonda è oltre gli ottanta metri, a tre metri sul livello del mare. Le discariche sono profonde una ventina di metri. Ci sono quindi 60 metri tra la base della discarica e il livello della falda profonda. In assenza di argilla, avremmo soltanto strati di rocce calcarenitiche con possibili fenomeni di carsismo in atto, cioè con la formazione in atto di vuoti tra un granulo e l'altro. "L'acqua - sottolinea Sansò - agisce attraverso in granuli e amplia i vuoti".
La nuova discarica in fase di costruzione è stata indicata sette anni fa nel piano regionale degli impianti per fronteggiare l'emergenza. Una scelta da tutti ritenuta infelice e pericolosa, ma mai rimessa concretamente in discussione. Il primo a indicare il sito è stato Fitto, allora presidente della regione e commissario all'emergenza ambientale. Anche Ve n d o l a non ha fatto nulla per cambiare il sito e ha portato avanti la strategia di Fitto. A metà anni Novanta, l'Acquedotto pugliese bloccò il raddoppio della volumetria della vecchia discarica. Si temeva un disastro ambientale. La discarica vecchia non è stata raddoppiata, ma di fianco è in fase di completamento il nuovo impianto, proprio sulle acque potabili del Salento.


Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno del 25/02/10
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E gli ambientalisti preparano a Poggiardo la loro offensiva

Di FLAVIA SERRAVEZZA
"La discarica sulla falda di Corigliano va cancellata e il nuovo biostabilizzatore di Poggiardo deve entrare subito in funzione". Questa la richiesta delle associazioni ambientaliste riunite nel Coordinamento civico per la tutela della salute e del territorio, impegnate stasera (ore 20) in un confronto con la cittadinanza a Poggiardo, nella sede dell'associazione "Socrate" (in via Pio XII, al civico 16).
L'incontro è convocato per presentare le nuove iniziative di protesta che il coordinamento civico intende organizzare per ribadire la propria contrarietà alla discarica di servizio in corso di realizzazione a Corigliano, in località Scomunica, ai piedi della storica Torre Cumirri. Appena qualche giorno fa, le associazioni hanno depositato un ricorso al Tar di Lecce contro l'attivazione dell'impianto, sottoscritto dai Comuni di Soleto, Zollino, Melpignano e Castrignano de' Greci. Mentre l'amministrazione di Corigliano, ad oggi commissariata, interverrà "ad adiuvandum" tramite un legale, come disposto dal sindaco Ada Fiore prima di rassegnare le dimissioni.
Ma la "battaglia" del coordinamento ha anche un altro obiettivo: l'apertura dell'impianto di biostabilizzazione di Poggiardo. "Il vecchio impianto di trattamento dei rifiuti di Poggiardo ha già causato troppi fastidi e danni alla popolazione locale", spiega Oreste Caroppo, giovane portavoce del coordinamento, "ci sembra assurdo che i rifiuti in uscita dal vecchio biostabilizzatore possano continuare ad essere conferiti presso le varie discariche individuate in giro per la Puglia, mentre non si permette l'entrata in funzione del nuovo impianto, che produrebbe un rifiuto di qualità superiore". Pertanto le associazioni chiedono che "agli abitanti di Poggiardo e dei comuni limitrofi - da Sanarica a Giuggianello, fino a Ortelle, San Cassiano e Botrugno - venga risparmiato il danno derivante dalle esalazioni maleodoranti emesse dal vecchio impianto di trattamento dei rifiuti ancora attivo, appurato che l'idrogeno solforato e gli altri composti liberati nell'aria hanno una potenziale tossicità per la salute umana". Aggiunge Caroppo: "Basterebbe il buon senso a capire che il nuovo biostabilizzatore di Poggiardo deve entrare subito in funzione perché ciò permetterebbe di produrre un rifiuto di maggiore qualità, che sarebbe certamente più idoneo ad essere conferito nelle discariche dove oggi viene invece versato il rifiuto tal quale proveniente dal vecchio impianto, ponendo al contempo fine ai disagi e ai potenziali problemi di salute per la popolazione".
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno del 25/02/10

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